Le cause dell’autismo rimangono misteriose. I ricercatori hanno scoperto una miriade di fattori di rischio associati all’autismo, comprese le infezioni durante la gravidanza, l’inquinamento atmosferico e lo stress materno. Ad esso è stato associato anche un certo inquinamento da metalli, noto per causare problemi di sviluppo neurologico. I nostri capelli catalogano una storia di esposizioni a metalli e altre sostanze e secondo una recente ricerca una ciocca di capelli può aiutare i medici a identificare l’autismo con un grado di precisione di circa l’81%. Una ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Medicine propone una tecnica che utilizza un algoritmo per trovare nei capelli tracce di metalli particolari che i ricercatori affermano essere associati all’autismo. In particolare un solo centimetro di capelli cattura circa un mese di dati sull’esposizione a metalli nocivi e col trascorrere dei mesi può rivelare una precisa storia di esposizione a biomarcatori dell’autismo. I ricercatori confidano che la loro tecnologia possa aiutare i bambini piccoli e neonati, a ricevere interventi precoci per l’autismo, ben prima della diagnosi attuale che avviene in media a 4 anni d’età.
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Autismo: un gene alla base dei comportamenti sociali
La socialità è fondamentale in tutto il regno animale e particolarmente nella nostra specie. I neonati da subito fissano lo sguardo su immagini simili a volti umani più a lungo rispetto ad altre immagini e per tutta la vita, questa spinta sociale innata funge da base per lo sviluppo di comportamenti sociali adulti complessi e versatili. D’altra parte, la disfunzione sociale è un segno distintivo di diversi disturbi dello sviluppo neurologico come il disturbo dello spettro autistico. L’insorgenza dell’autismo può essere fatta risalire alla fase prenatale che coincide con lo sviluppo del comportamento sociale. Uno studio condotto dalla University of Utah Health e pubblicato su Science Advances ha identificato un gene, TOP2a, che potrebbe essere importante per lo sviluppo dei comportamenti sociali. Utilizzando un piccolo pesce come modello animale (lo zebrafish) i ricercatori hanno osservato come la soppressione del gene TOP2a tramite farmaci somministrati in fase embrionale determina una drastica riduzione del comportamento sociale alla nascita (in pratica i pesci mutanti per questo gene non cercano la compagnia di altri pesci) indicando ancora più nettamente come l’interazione tra genetica ed ambiente sia cruciale nello sviluppo del disturbo dello spettro autistico