Se la canestra di frutta del Caravaggio ci colpisce ma rimaniamo impassibili quando osserviamo un cesto di frutta in qualsiasi altro contesto, potrebbe essere a causa di ciò che sta accadendo nel nostro corpo. Una nuova ricerca pubblicata su Cognition and Emotion suggerisce che le sensazioni corporee non sono solo un sottoprodotto dell’impatto emotivo dell’arte, ma un percorso chiave per sperimentare qualcosa come “arte” in primo luogo.
Nello studio che ha coinvolto 1.186 partecipanti e 336 opere d’arte, i ricercatori hanno scoperto che la forza dell’esperienza emotiva innescata da un’opera d’arte era correlata alla forza delle sensazioni corporee riportate durante la visualizzazione. Le emozioni sono state misurate utilizzando rapporti soggettivi che gli spettatori hanno indicato segnando su un disegno di una figura umana dove e come hanno provato certe sensazioni fisiche.
Le sensazioni corporee erano correlate sia alla forza dell’esperienza emotiva che alla valutazione di un’opera come arte. Le sensazioni erano più evidenti quando i partecipanti dicevano di provare empatia (l’emozione positiva più comunemente riportata) e quando citavano esperienze emotive “toccanti” e “commoventi”.
Le emozioni negative erano rare, ma le segnalazioni di “tristezza” erano anche collegate a esperienze “toccanti” e “commoventi”. L’arte probabilmente sfrutta meccanismi simili per farci sentire bene. Attiva il nostro sistema nervoso autonomo e nella pace e nella tranquillità di una galleria d’arte questa maggiore attività corporea ci fa sentire bene.
I ricercatori hanno anche scoperto che la forza delle sensazioni corporee e delle emozioni era massima per le opere d’arte che ritraggono persone, in linea con la teoria secondo cui vedere le azioni degli altri può innescare effetti di rispecchiamento sensomotorio (i famosi neuroni mirror). Sebbene lo studio abbia utilizzato solo rapporti soggettivi e non abbia misurato cambiamenti fisiologici oggettivi nel corpo, i dati suggeriscono che la percezione dell’arte è un processo interocettivo: implica la consapevolezza dello stato interno del corpo. L’arte può “entrare sotto la nostra pelle” per spostare la percezione.
Alcune forme d’arte possono aiutare a spostare sottilmente l’attenzione sui nostri corpi, a seconda della scena artistica o del soggetto, anche su regioni specifiche come il torace o il cuore, come sostenuto dalla neuroscienziata Jennifer MacCormack, che dirige l’Affect & Interoception Lab dell’Università della Virginia. Questo potrebbe quindi influenzare quanto incorporiamo il nostro corpo nella nostra esperienza emotiva. La ricerca inoltre ha collegato la percezione estetica dell’arte alla corteccia insulare del cervello, che media l’interocezione. L’arte può essere in tutto il corpo, non solo nell’occhio, di chi guarda.