Chi definiresti come un narcisista? Alcune persone hanno un’idea definita o almeno pensano di aver chiara un’immagine che corrisponda o meglio ancora qualcuno, che possa essere indicato come narcisista.
Ciononostante è probabile molti di noi abbiano incontrato un narcisista e che non assomigliasse per niente all’idea che ne avevamo. Ad esempio, si stima che fino al 6% della popolazione statunitense, soprattutto uomini, abbia avuto un disturbo narcisistico di personalità durante alcuni periodi della propria vita. E la condizione si manifesta in modi confusamente diversi. Le persone con narcisismo possono essere grandiose o disprezzare se stesse, estroverse o socialmente isolate, capitani d’industria o incapaci di mantenere un impiego stabile, cittadini modello o inclini ad attività antisociali.
Gli psicologi notano una grande variabilità attorno ai narcisisti. Possono funzionare molto bene, con carriere di successo e vite sociali vivaci, oppure molto male. Possono (o meno) avere altri disturbi, che vanno dalla depressione alla sociopatia. E sebbene la maggior parte delle persone abbia familiarità con la versione classica (che potremmo definire “grandiosa”) del narcisismo, come quella mostrata da una persona arrogante e pomposa che brama attenzione, disturbo si presenta anche in una forma “vulnerabile”, in cui gli individui soffrono di disagio interno e fluttuazioni nell’autostima. Ciò che questi apparenti opposti hanno in comune è un’estrema preoccupazione per se stessi.
La maggior parte degli psicologi che trattano i pazienti affermano che grandiosità e vulnerabilità coesistono nello stesso individuo, manifestandosi in situazioni diverse. Tra gli psicologi, tuttavia, molti sostengono che questi due tratti non sempre si sovrappongono. Questo dibattito ha imperversato per decenni senza trovare una soluzione, molto probabilmente a causa di un enigma: la vulnerabilità è quasi sempre presente nello studio di un terapeuta, ma è improbabile che gli individui con un alto grado di grandiosità si presentino per il trattamento.
Le neuroscienze stanno contribuendo a una migliore comprensione del narcisismo suggerendo come la vulnerabilità sembra infatti essere il lato nascosto della grandiosità. Tra gli psicologi clinici c’è una sempre maggior tendenza ad affermare che la varietà relativamente funzionale del narcisismo include l’avere una visione positiva di se stessi e la spinta a preservare il proprio benessere. Poi c’è il narcisismo “patologico”, caratterizzato dall’incapacità di mantenere un costante senso di autostima. Coloro che soffrono di questa condizione proteggono una visione esagerata di se stessi a spese degli altri e, quando tale visione è minacciata, provano rabbia, vergogna, invidia e altre emozioni negative.
Nella mitologia greca e poi romana, Narciso è un giovane cacciatore, ammirato per la sua ineguagliabile bellezza che disprezza molti che lo amano e lo inseguono. Tra loro c’è Eco, una sfortunata ninfa che, dopo aver fatto uno scherzo a uno degli dei, ha perso la capacità di parlare tranne che per le parole già pronunciate da un altro. Sebbene inizialmente estasiato da una voce che rispecchiava la sua, Narciso alla fine rifiuta l’abbraccio di Eco.
Il dio Nemesi poi maledice Narciso, facendolo innamorare del proprio riflesso in una pozza d’acqua. Narciso si innamora perdutamente della propria immagine, che crede essere un altro essere bellissimo, e si sconvolge quando scopre che non può ricambiare il suo affetto.
Negli anni ’60 e ’70 gli psicoanalisti Heinz Kohut e Otto Kernberg delinearono quello che oggi è conosciuto come il “modello della maschera” del narcisismo. Tratti come l’arroganza e l’assertività nascondano sentimenti di insicurezza e bassa autostima.
Questa visione però ignorava ciò che tipicamente spinge i pazienti a rivolgersi alla terapia, ovvero la vulnerabilità e l’angoscia.
Da allora, i ricercatori hanno scoperto che entrambe le dimensioni (grandiosità e vulnerabilità) del narcisismo sono legate a ciò che gli psicologi chiamano “antagonismo”, che include egoismo, falsità e insensibilità. La grandiosità è associata all’essere assertivi e alla ricerca di attenzione, mentre la vulnerabilità tende a coinvolgere il nevroticismo, l’ansia e la depressione. Il narcisismo vulnerabile si accompagna più spesso anche all’autolesionismo (che può includere strapparsi i capelli, tagliarsi, bruciarsi e comportamenti correlati che si riscontrano anche nelle persone con disturbo bipolare) e al rischio di suicidio rispetto alla forma grandiosa.
Attualmente alcuni psicologi indicano come vulnerabilità e grandiosità esistono in relazione dinamica tra loro e fluttuano a seconda di ciò che l’individuo incontra nella vita, lo stadio del proprio sviluppo. Altri invece rifiutano l’idea che gli individui grandiosi nascondano un lato vulnerabile. Anche se le persone grandiose a volte possono sentirsi vulnerabili, tale vulnerabilità non è necessariamente legata alle insicurezze, ma che rifletta una profonda rabbia quando il loro senso di superiorità e status viene messo in discussione. In uno studio del 2017, i ricercatori hanno intervistato 23 psicologi clinici e 22 psicologi sociali e/o della personalità (che non lavorano con i pazienti) e hanno scoperto che sebbene entrambi i gruppi considerassero la grandiosità un aspetto essenziale del narcisismo, gli psicologi clinici erano leggermente più propensi a considerare la vulnerabilità come un tratto della personalità narcisistica.
La maggior parte dei narcisisti che cercano aiuto sono generalmente più vulnerabili mentre la riluttanza a cercare una terapia è particolarmente vera per i “narcisisti maligni”, che, oltre alle solite caratteristiche, mostrano caratteristiche antisociali e psicopatiche come mentire cronicamente o provare piacere nell’infliggere dolore o sofferenza agli altri.
Le ricerche su gemelli omozigoti e eterozigoti suggerisce che il narcisismo può essere almeno parzialmente geneticamente ereditabile, ma altri studi indicano che anche la genitorialità disfunzionale potrebbe svolgere un ruolo forse ancor più significativo. La grandiosità può derivare da genitori che hanno opinioni esagerate sulla superiorità del proprio bambino, mentre la vulnerabilità può avere origine nell’avere un genitore freddo, negligente, violento o invalidante. A complicare le cose, alcuni studi rilevano che la sopravvalutazione gioca un ruolo anche nel narcisismo vulnerabile, mentre altri non riescono a trovare un legame tra genitorialità e grandiosità.
Molti ricercatori, tuttavia, affermano che è necessario molto più lavoro per determinare quale ruolo gioca la genitorialità. In uno studio del 2015, i ricercatori dell’Università del Michigan hanno reclutato 43 ragazzi di 16 o 17 anni e hanno chiesto loro di compilare il Narcissism Personality Inventory, un questionario che misura principalmente i tratti grandiosi. Gli adolescenti hanno poi giocato a un gioco virtuale, mentre la loro attività cerebrale è stata misurata utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Ai partecipanti veniva detto che stavano giocando con altre due persone (ma non era vero). Gli adolescenti con livelli più elevati di narcisismo grandioso si sono rivelati più attivi nella cosiddetta rete del dolore sociale rispetto a quelli con punteggi più bassi. Questa rete è un insieme di regioni cerebrali, comprese parti dell’insula e della corteccia cingolata anteriore, che studi precedenti avevano scoperto essere associate al disagio di fronte all’esclusione sociale.
Ad oggi non si dispone di una terapia mirata e specifica per il disturbo narcisistico di personalità. Gli psicologi, tuttavia, hanno iniziato ad adattare psicoterapie che si sono rivelate efficaci in altre condizioni correlate, come il disturbo borderline di personalità. I trattamenti attualmente utilizzati includono la “mentalizzazione”, che mira ad aiutare gli individui a dare un senso sia ai propri stati mentali che a quelli degli altri, e il “transfert”, che si concentra sul miglioramento della capacità di una persona di auto-riflessione, assumere la prospettiva degli altri e regolare le proprie capacità. emozioni. Ma c’è ancora un disperato bisogno di trattamenti efficaci.