Da ormai qualche anno diverse prestigiose università statunitensi hanno attivato corsi di psicologia positiva. A Yale il corso di Psychology and the Good Life, introdotto nel 2018 da Laurie Santos, è il più popolare dell’ateneo ed è frequentato da quasi un iscritto su quattro. Il successo è tale che il corso (adattato) è anche online: si chiama «la Scienza del benessere», dura sei settimane ed è seguito (gratuitamente) da oltre 4 milioni di persone nel mondo. Quest’estate verrà lanciata online una versione per adolescenti, («The Science of Well-Being for Teens»), tra i più colpiti da ansia e depressione. Le ultime statistiche in America segnalano che il numero dei depressi è aumentato del 40%, la sensazione di ansia e solitudine del 66%, l’87% in più si sente sopraffatto dalla prestazione e cresce (+13%) il numero di chi considera seriamente il suicidio
Fred Luskin, direttore dello Stanford Forgiveness Project, sostiene che attenuare la colpa di ciò che ci ha ferito, prendere meno sul personale le nostre esperienze di vita e vedere il costo del rancore siano un buon modo per nutrire la nostra felicità. La sua terapia del perdono del Progetto dell’Università di Stanford è stata sperimentata con successo con le vittime di violenza nell’Irlanda del Nord, in Sierra Leone e perfino con i sopravvissuti dell’attacco dell’11 Settembre.
«Il perdono esiste in noi, perdoniamo non perché vogliamo accettare un comportamento orrendo, sbagliato, ma perché vogliamo avere accesso al nostro cuore. Ci diciamo: non è colpa mia. Ma più ci identifichiamo con questa affermazione, meno abbiamo accesso al nostro cuore. Il perdono è aprire il nostro cuore», sostiene Luskin.
Luskin indica come possiamo lavorare su di noi e praticare la gratitudine e la compassione. « Senza perdono, non c’è futuro. Senza perdono, ripetiamo semplicemente il nostro passato. Il perdono non cancella la verità, ma ci riposiziona nel mondo dove siamo. Senza perdono non siamo aperti all’oggi, siamo bloccati nel nostro passato. Ogni volta che non perdoniamo e parliamo negativamente di una persona, contribuiamo alla sofferenza. E richiede grande coraggio interrompere quella sofferenza». Per guarire non dobbiamo nutrire il risentimento: «Siamo fatti per trattenerlo, per esprimerlo e poi lasciarlo andare. Conservate il ricordo, ma lasciate andare il dolore».